Poncione Rosso – Cresta Est

Poncione Rosso – Cresta Est

Sulle tracce di Alberto Negrini o la ricerca di un alternativa alla via normale del Poncione Rosso ?
Bé, probabilmente né una né l’altra, ma la curiosità di percorrere un itinerario che il Brenna descrive come leggendario e mitologico

Veniamo al dunque, lancio Borel e sua sorella (motivata ad allenarsi per concludere la LoLa in un tempo decoroso) in direzione Negheisc, io dopo qualche faccenda alle 12 circa parto da casa con lo zaino con il minimo indispensabile per la scalata (corda 20 m, un chiodo, 2 friends) all’attacco del Poncione Rosso dalla Cresta est. Facendo tutte le scorciatoie che conosco e imbottito di gel energetici come il tacchino ripieno a natale arrivo in poco meno di 2 ore all’alpe Negheisc.

Trovo Borel ipermotivato che scalpita dicendomi che sono in ritardo, dopotutto la puntualità non è mai stata il mio punto forte. Saliamo sugli erboni della cima di Vacarisc e guadagnamo rapidamente l’omonima cima. Buttiamo un occhio a quello che ci aspetta, ci appare subito un mix di licheni, roccia marcia e altre diavolerie che poco hanno a che fare con la scalata plaisir di Von Kanel.

Motivati da non so che sostanza riscontrabile in un qualche integratore sportivo partiamo, Borel con imbraga e pedule, io legato alla vita alla Comici e scarpette da skyrunner (evidentemente l’imbrago l’ho dimenticato a casa).
Il pilastro che saliamo è un miracolo che si trova ancora la’, è di una instabilità bestiale, per evitare il marcione e di trovarci in pochi secondi ancora all’alpe negheisc precipitando alla velocità della luce, Borel trova uno spettacolare diedrino di 5° con dei licheni che assomigliano cavolfiori.
I friends assicurano degnamente la temeraria salita dei conquistatori dell’inutile che inarrestabili puntano verso l’uscita.

Dopo vari passaggi “ragliosi” giungiamo all’ultimo tiretto verticale di 4+, marcio rotto di colore giallo….verde… nero… insomma niente a che vedere con la roccia del Salbit o della Bregaglia, comunque ormai è fatta e dopo qualche lavoro di disgaggio usciamo dalle difficoltà e troviamo un bellissimo chiodo a fessura probabilmente quasi secolare e ancora molto utile, accompagnato da un deplorevole spit di sosta che c’entra poco con la salita di quei tempi……

Grazie Borel per la compagnia, Andrea