Disclaimer: questo articolo doveva scriverlo l’aquila Luca. Come sempre è una persona davvero poco affidabile e quindi consiglio di pensarci su bene prima di assoldarlo quale guida alpina…
Fa caldo. Tanto caldo. “L’è troooop calt” (come dice la donna catapulta). Cosa fare durante il week end per scappare dalla calura?
Drin-drin, suona il cellulare. È (il) Luca. Per una volta è lui che è rimasto bidonato e mi propone la parete Nord del Titlis proprio per cercare condizioni più fresche. A dirla tutta è un mese che non scalo e non sono poi così motivato a scalare. Inoltre le giornate con Luca sono sempre impegnative fisicamente e psicologicamente: chiaramente mi propone non una via tranquilla tranquilla ma “Land ohne Herren” (7c, 7a obbligatorio) che per me è già una bella sfida.
Non si sa per quale assurdo motivo ma come sempre mi faccio fregare e alle 20:30 di venerdì 3 luglio sono a Stans a bordo della fedele Suzuki Wagon R+ (della nonna) per raccattare il Luca. Dopo una birretta e mezza pizza andiamo nei boschi di Engelberg per cercare un giaciglio (abusivo) per la (caldissima) notte.
Al Titlis le vie possono essere suddivise in tre gruppi: quelle più facili (tra cui “Piccola Spada”), quelle medie (oltre a Land ohne Herren sicuramente da citare “Süpervitamin” 7b+/6c+ obbl. – che Luca ha percorso qualche giorno fa) e le due “dure-dure” (Piz da Nas e Hattori Hanzo): dei veri e propri test per l’alta difficoltà. In genere la chiodatura è buona ma, dato l’avvicinamento non proprio corto e il carattere molto verticale della parete, queste vie non sono da prendere troppo sotto gamba.
La mattina ci svegliamo presto (ore 5:30). Come sempre Luca sottovaluta le nostre capacità: ha paura di impiegare troppo tempo e impone le partenze “da Guida Alpina”! Dopo un caffè solubile e un pezzo di torta di pane ci avviamo e dopo un paio d’ore stiamo attraversando la cengia che ci porta alla base della nostra via. Nonostante il sole sia ancora basso le temperature sono atroci. Per fortuna la parete è completamente in ombra e quindi ci buttiamo sui primi tiri senza soffrire troppo.
I primi tiri sono già verticali e velocemente ci danno accesso a quella che gli americani chiamerebbero “headwall” dove la parete diventa decisamente strapiombante ed esposta Si calcola che la nostra via strapiombi per oltre 50m e come ci hanno detto gli austriaci che ci precedono: “Die Route ist steil bis zum letzten Zug!” (la via è ripida fino all’ultimo movimento!). Luca è in super-forma e scala la via praticamente tutta a-vista/flash (ripeterà velocemente il tiro di 7c e il 7a+ durante la discesa). Io mi difendo per qualche tiro e da metà via in poi mi limito a sopravvivere… sono già contento così!
Arrivati in cima siamo alla mercé del sole che ci arrostisce per la mezz’oretta della pausa. Le doppie scorrono senza intoppi nonostante lo strapiombo che ci costringe a rinviarle praticamente tutte. Dopo aver regolato i conti con i tiri che hanno fermato Luca e giunti alla cengia decidiamo di non aver ragliato abbastanza e scendiamo un po’ alla cieca dalla via “Piz da Nas” (che parte direttamente dalla base della parete e non dalla cengia). Finalmente riusciamo a perdere una sosta e a complicarci un po’ la vita… altrimenti non sarebbe una giornata degna di essere vissuta!
Nonostante tutti i tentativi di ritardare la discesa alle 19:30 circa siamo di nuovo a Engelberg (senza utilizzo della frontale): per renderci presentabili ci laviamo al fiume e ci godiamo le meritate birrette e un maxi-burger da sbocco. Il giorno dopo decidiamo di fermarci in falesia a Engelberg: gran caldo, gran calca e noi siamo davvero distrutti! Più per testardaggine che per altro riusciamo ancora a salire un bel 7b+ ma la giornata per noi finisce qui!
In conclusione non possiamo che consigliare la via: ottima per le calde giornate estive offre una scalata super strapiombante che nemmeno al Montsant troverete! Chiodatura buona ad eccezione di un paio di movimenti obbligati attorno al 7a. Le info le trovate su Extrem Ost della Filidor o sul blog della parete nord.
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