Sbocciano chiodi a primavera

Sbocciano chiodi a primavera

Anche se la primavera è oramai passata e ha lasciato spazio direttamente all’autunno ecco un paio di considerazioni a ruota libera…

Il caso:  sul tiro “Logo” (7b) della falesia di Cevio, al posto di un bel fiore di campo, è sbocciato un nuovo spit che va a proteggere la sezione iniziale dove lo spazio tra due chiodi era abbastanza lungo. Il passaggio era sì lungo, psicologico e obbligato (anche io, come tutti, me la sono fatta sotto ad arrivare fino allo spit successivo), ma certamente non era pericoloso: come ho potuto sperimentare sulla mia pelle le cadute erano lunghe e non sempre piacevoli ma con un assicuratore attento (come dovrebbe sempre essere) non c’era nessuno pericolo (nessun ostacolo e caduta ben lontana da terra).

Perché ne parliamo? Discutere di chiodature (come pure di gradazioni… non alcooliche) è un esercizio noioso, infinito e che non porta a niente. Eppure tutti proviamo un gran piacere a dire la nostra, dichiarandoci gli unici depositari di una verità assoluta su di un tema talmente sfaccettato e in continua evoluzione che difficilmente si possono dare delle regole precise. Però a cosa serve un blog se non per fare anche un po’ di sana polemica condita da un po’ di provocazione?

E quindi parliamone. Personalmente sono in disaccordo con questo chiodo in più; non tanto per una questione di rispetto per le opere (vie) altrui, ergo non modificarle senza il permesso (principio che condivido ma nel caso particolare non so cosa ne pensi l’apritore), quanto per il il gesto di voler togliere la componente psicologica nell’arrampicata con la scusa della “sicurezza”: trovo sbagliato limitare l’arrampicata sportiva a una mera attività fisica eliminando quello che è l’impegno mentale. L’arrampicata è uno sport con una forte componente psicologica e proprio per questo è così affascinante. Non basta solamente fare 5 trazioni monobraccio su una tacca per essere bravi: bisogna pure essere in grado di controllare le paure, incanalare le emozioni e gestire lo stress di essere al di fuori della nostra zona di confort. Con questo non dico che tutte le vie debbano essere pericolose e mal chiodate: ben vengano le vie ben protette su cui ci si può lanciare nonostante siano di un qualche grado superiore al nostro limite (dopotutto anche io sono un cagasotto come tutti). Però bisognerebbe conservare anche qualche via più “ingaggiosa” (meglio ancora se comunque sicura come il caso citato) per poter mettere alla prova oltre agli avambracci anche la testa (cosa sempre più rara alle nostre latitudini).

Qualcuno potrebbe dire: che egoisti! Voi che non avete paura (???) siete gli unici a poter godere dei bei movimenti di questa via. Ora io mi dico: chi sono gli egoisti? Quelli che vogliono mantenere un qualche tiro con chiodatura un po’ allungata (e dico allungata perché siamo ben lontani dagli standard francesi o ai tiri psycho-british) oppure chi aggiunge i chiodi cancellando così la possibilità a tutti di potersi confrontare con una via che oltre all’ingaggio fisico presenta anche un ingaggio psicologico?

Un’ulteriore argomentazione pro-aggiunte a cui ci si appella in questi casi è: “se non vuoi non sei obbligato a usare quei chiodi”. Secondo me però dal momento che una via ha dei chiodi in più, anche a non utilizzarli, l’ingaggio mentale cambia: la presenza di una “via di fuga” cambia totalmente le carte in gioco. Sarebbe come affrontare una via in free-solo con però imbrago,corda e rinvii e quindi con la possibilità di moschettonare se dopo qualche metro non ci si sentisse in grado: sicuramente l’ingaggio mentale sarà totalmente diverso dal partire da terra e sapere che l’unico modo per ridiscendere senza conseguenze è scalare senza errori fino in cima alla via.

Mi è stato raccontato che la via “Ci vuole orecchio” a Osogna era originariamente chiodata un poco alla kamikaze, tanto che attorno ad essa aleggiava un’aurea di mito: quando qualcuno la ripeteva poteva andarne fiero e dire “Ho fatto ‘Ci vuole orecchio'” piuttosto che “ho fatto un bel 7b a Osogna”. In tempi più recenti è stata richiodata secondo standard ticinesi ed ora è possibile, senza troppi patemi d’animo, scalare questo 7b davvero molto bello (la bellezza della via fortunatamente non è cambiata). Però i climbers della mia generazione (e delle seguenti) non avranno più la possibilità di confrontarsi con la sfida fisica e mentale com’era originariamente e nemmeno quindi di gioirne di conseguenza in caso di riuscita.

Non credo che lasciando queste due vie com’erano originariamente si sarebbe messo a repentaglio la vita di molti climbers: molto spesso è palese a prima vista quando un tiro è chiodato “expo” (o perlomeno ce ne si accorge presto) e chi non ha voglia di ingaggiarsi non deve fare altro che cambiare via. Inoltre anche su quelle vie ritenute “pericolose” non mi risulta che ci siano stati molti infortuni alle nostre latitudini (molto spesso è difficile separare il pericolo oggettivo dal pericolo soggettivamente percepito).

 

 

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Sono Züghi e sono un'aquila di Sotaregn...

4 comments

  • Ciao Rastaman,
    purtroppo ho visto solo oggi la tua risposta.
    È vero che ogni tanto le chiodature del Pesche (dall’alto dei suoi 27 metri di altezza) risultano oltremodo scomode per i “comuni mortali” e che tante volte si va a finire con “pastrugni” di fissi, slungoni, rinvii doppi, tripli ecc: sicuramente in alcuni di questi casi delle modifiche puntuali possono rendere una via molto più bella da arrampicare (come dici tu si moschettona per scalare e non il contrario!!!).
    Però spesso capita che gli slungoni siano piazzati più per una questione di testa (poter moschettonare sotto a un passo duro) che per una questione di comodità; chiaramente nessuno è contento di sfracellarsi le caviglie per una rinviata… però bisogna pure evitare che al minimo dubbio si ricorra al trapano.
    Per il caso particolare di questa via io sono sempre convinto che il chiodo è stato piazzato per una questione di testa e non per una questione “di misura” (o meglio: di non misura-pesce).

  • Quarda, hai ragione! Personalmente approvo che anche i passi più duri di alcune vie siano obbligatori se una caduta si può fare senza conseguenze.
    Ma non si può proprio dire che le chiodature del Pesche siano oltremodo ragionate e una piccola componente psicologica ricercata. Non conosco, o non ricordo la via in questione, ma mi sono trovato spesso, su una sua via, a dover stringere una merdina proprio sopra un bel presone perché non ho le braccia lunghe tre metri. Spesso mettere i rinvii è un calvario e diventa quasi impossibile arrampicare senza che siano già piazzati. Piuttosto che mantenere cordoni fissi sulle vie a destra e manca, come è, o era, il caso su alcune vie ticinesi, qualche modifica di chiodatura, o anche aggiunta, è benvenuta. Una chiodatura di una via sportiva deve permettere di arrampicare nelle migliori condizioni possibili, anche mettendo i rinvii.
    Su un altro illuminante forum ticinese, oggigiorno purtroppo chiuso, un peronaggio famoso ha scritto che non arrampica per il piacere di moschettonare, ma per salire sulla roccia. Il moschettonaggio non deve neanche diventare il passaggio chiave di una via.

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